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Come non uccidere il tuo partner durante la quarantena

Storia di una donna per bene

Laura è sempre stata una brava ragazza. Sin da giovane era l’orgoglio dei suoi genitori, ben voluta dai suoi compagni di classe e apprezzata dai suoi professori. In casa contavano sulla sua disponibilità per fare commissioni, gli amici sapevano di poter fare affidamento su di lei, che fosse per i compiti o per una spalla su cui piangere quando il bulletto di turno lasciava un’amica…

Oggi a 47 anni è laureata, vive con il suo compagno e i figli, ha un buon lavoro in uno studio di commercialista dove si occupa della grafica. E non è cambiato niente, anzi…

I suoi genitori continuano a chiamarla in orari di lavoro chiedendole di passare alla posta, il marito e i figli non muovono un calzino dal pavimento tanto sanno che, sì, si arrabbia, ma alla fine se ne occupa lei… e a lavoro: «Laura hai sistemato il mio depliant?», dice il collega, «Laura, lascia stare il depliant, devi sistemare il mio powerpoint», incalza la presidente, «Laura, ma poi il depliant?»…

Così Laura non ha più tempo per sé ed è sempre in affanno su tutti gli impegni.
Fa le 9, e non sa perché, lei che era pronta per gli esami un mese prima, adesso è in ritardo continuo e fa le cose di fretta, non riesce nemmeno più ad andare in piscina, figuriamoci al corso di ceramica del sabato (il giorno in cui almeno mezza mattina riesce a trovarla per parrucchiere, piccoli acquisti, un caffè con le amiche…).

La rabbia ribolle

Ci mancava la quarantena da Covid-19! Per fortuna può continuare a lavorare al computer e continuare a guadagnare, mentre il marito è costretto a casa. Ma le telefonate dei colleghi sono un continuo e il lavoro finisce per farlo la notte quando i figli sono a letto. Già, perché in teoria sarebbero occupati almeno al mattino con il padre, che però non risulta capace di aiutare nei compiti senza farli piangere e la sua idea di baby-sitting è mettere loro in mano una tablet. All’ultima interruzione di una telefonata con il cliente da parte della figlia, in teoria affidata alle amorevoli cure di suo marito… è esplosa! Prima con lei e poi con lui, poi, non riuscendo nemmeno a consolare l’altro figlio spaventato, si è rinchiusa in camera da letto sbattendo la porta.

Non ce la fa più! Passano i giorni e lei si sente sempre più inquieta e finisce per discutere continuamente con i figli, mentre con il marito non riesce ad essere nemmeno un po’ tenera.

Tutto questo, per altro, molto al di là delle sue buone intenzioni. Finisce la giornata sentendosi triste e un po’ imbranata: «che ne è stato di quella brillante studentessa – si domanda – quella che riusciva a fare tutto e bene, persino le gare di nuoto e il corso di ceramica. Che poi, stavo sui libri le stesse otto ore al giorno che (teoricamente) oggi dedico al lavoro»?

Laura ha appena scoperto che non ha mai creato un confine personale chiaro.

Con l’aumentare delle responsabilità e delle relazioni che la vita adulta comporta, si trova oggi costantemente invasa. E ovviamente la convivenza in quarantena non ha fatto che peggiorare le cose.

Un giorno la nostra eroina viene a sapere che, durante la quarantena, la sua azienda mette a disposizione dei dipendenti qualche sessione di coaching online e decide di approfittarne. Ed è così che ha incontrato me ed  io oggi posso farvi conoscere la sua storia.

Naturalmente è arrivata preoccupata di un problema molto pratico: la difficoltà a gestire il tempo e la pianificazione. Ma quando l’ho invitata a prendere contatto con il suo evidente stato di accelerazione, mi ha spiegato che quell’ora per la sessione se l’era sudata sia con l’organizzazione sia con la famiglia e ora si sentiva preoccupata per non essere disponibile al telefono con i colleghi e aver lasciato il marito “a sudare sette camice” – come dice lei – con i bambini.

Fa fatica a creare spazi e momenti chiari per lavorare in tranquillità e ovviamente anche per le sue passioni. E quando ci riesce, si sente ansiosa e in colpa!

Ma la domanda che non trovava una risposta è stata: «Come le piacerebbe che si svolgesse la sua giornata e come pensa di mettere in chiaro le cose con le altre persone?». «Eh, ma dovrebbero saperlo da soli». «…».

Ma tu, lo sai quello che vuoi?

In un mondo affetto da alti tassi di competitività e narcisismo come quello in cui viviamo, rischiamo di sentire che siamo persone giuste solo quando siamo brillanti sul lavoro, in famiglia, in palestra, e che la nostra vita abbia senso solo quando riusciamo a ottenere grandi risultati. In questo modo, finiamo per essere solo dei ruoli e ci proiettiamo costantemente al di fuori di noi, ignorando il nostro mondo interiore.

Paradossalmente finiamo per non sentirci efficaci, visto che o i risultati che otteniamo non sono interessanti per noi, ma per qualcun altro, oppure non sono mai abbastanza grandiosi, perché in ogni caso misurati con un metro che non è il nostro.

Sono i tuoi confini personali che ti definiscono come individuo.
Gary e Joy Lundberg

Quando non lo si coltiva e si vive sempre “fuori” dal proprio mondo interiore, si finisce per ignorarlo e a maggior ragione lasciarlo indifeso.

E allora non c’è da meravigliarsi se qualcuno lo invade!

Ma per fortuna arrivano segnali che sembrano senza senso, ma, se accolti e gestiti, molto sani per la propria salute fisica ed emotiva: uno di questi è la rabbia. La rabbia ha a che fare con i confini. Solleva il velo sul fatto che lasciamo che il nostro spazio e il nostro tempo personale vengano costantemente violati.

È normale provare rabbia, ma per ora Laura, come molte altre persone, la blocca con la mente, e questa finisce per esplodere nei momenti meno opportuni in maniera, appunto, irrazionale.

Come ricostruire un confine sano

1. Dai valore a te stessa

Come avrai capito, la serenità non la trovi in giro: i processo per ottenere dagli altri il rispetto del tuo spazio inizia da te.

Il disagio deriva dal fatto che sei la prima a non dare valore a tutto quello di cui hai bisogno, a quello in cui credi o che è importante per te.

In inglese si direbbe che ti manca il l’auto-valore (self-worth), che non va confuso con l’auto-stima (self-esteem). Se l’auto-stima è il sentimento di fiducia e rispetto per se stessi, l’auto-valore ha a che fare con l’importanza che dai a te. Nella tua scala di priorità, sei al livello 1 o vieni dopo figli, lavoro, marito, genitori, amici?

Amerai il prossimo tuo come amerai te stesso.
Gesù di Nazareth

2. Individua il tuo spazio

Come pensi che gli altri sappiano come e quando rispettare il tuo spazio se nemmeno tu sai qual è? Riprendi contatto con ciò che ti appassiona e ti interessa, con quelle convinzioni e valori che per te sono importanti.

Per riscoprirle puoi fare l’esercizio di introspezione e domandarti quali aree della tua vita sono meno soddisfacenti, ma più pragmaticamente puoi fare tesoro di piccole esperienze quotidiane.

La scoperta dei proprio confini è un work in progress.

Sono proprio le situazioni di disagio ad aiutarci a individuarli, dato che spesso i nostri confini anche a noi stessi diventano chiari solo quando permettiamo che siano violati.

Ecco cosa è successo a Laura dopo un paio di sessioni.

Era immersa in una fase creativa e stimolante del lavoro quando il marito è entrato nella stanza tutto contento: i bambini, con cui bisogna sempre insistere perché mangino, avrebbero voluto tanto la torta di mele della loro mamma, e lei, si sa, si diverte un sacco a farla. Lui pensava di farla contenta, questo era chiaro. Lei si è sentita infastidita, stava benissimo nel creare e in più era orgogliosa di quello che stava venendo fuori. Ma non è sbottata. Si è resa conto che il marito aveva buone intenzioni. D’altronde lei stessa era sorpresa: fare la torta di mele per la famiglia era stata fino ad allora un’attività prioritaria per lei, certamente era più importante di finire un lavoro per tempo.

3. Comunica

La maggior parte di noi desidera che i nostri compagni possano leggere le nostre menti e fare automaticamente ciò che vogliamo senza dover dire nemmeno una parola. Il ragionamento sarebbe che “se ci vogliono bene, dovrebbero saperlo” e per di più lo complichiamo con “e se glielo diciamo, anche se poi davvero lo fanno, allora non conta davvero”.

La verità è che le persone che amiamo non sono in grado di leggere la nostra mente.

Spetta a noi comunicare ciò che vogliamo e non vogliamo e quindi essere pronti a negoziare qualsiasi differenza di opinioni. Se ti trovi spesso risentita dell’atteggiamento del tuo partner e vorresti che si comportasse in maniera differente, potrebbe essere il momento di fare un discorso calmo e non conflittuale sui confini.

Laura, a proposito dell’incidente della torta di mele, ha pensato di lasciare il lavoro per una mezzora e, una volta preparato e messo in forno l’impasto, ha chiesto al marito di ripulire e controllare fintanto che non fosse scattato il timer. Lui ha accettato di buon grado e lei ha potuto finire il lavoro ancora meglio, perché quella breve pausa era stata rigenerante.

Il giorno dopo poi, ha fatto un discorso con lui: «Sai Giorgio, ieri sera sono stata felice di fare la torta, ma quando sei entrato per propormelo sono rimasta sorpresa di notare che stavo così bene mentre creavo al computer e che l’interruzione mi ha infastidito. Ho anche capito che dovrei fare una pausa ogni ora quando lavoro. Quindi che ne dici di aspettare una delle mie pause la prossima che hai bisogno di qualcosa?».

Cosa ha fatto di nuovo Laura.

  • Non ha incolpato Giorgio, ma si è riferita alle proprie emozioni e alla propria scoperta.
  • Ha aspettato il momento giusto.
  • Ha trovato una mediazione tra fare tutto lei e non farlo affatto.
  • Il fastidio iniziale non si è riversato in una comunicazione rabbiosa.

4. Sii assertiva

Messi paletti in giro, la parte più difficile potrebbe essere difenderli i tuoi confini.

Quando la comunicazione è stata chiara, esercitati a ribadire l’accordo e a non lasciarti smuovere dalla tua posizione. Anche quando non hai ancora parlato, prova a sentire come si sta a tutelare il proprio spazio.

Datti l’opportunità di dire qualche “no” anche se provi dispiacere o senso di colpa.

Questo potrebbe forse spiazzare il tuo interlocutore. Tu metti in chiaro la tua posizione senza accuse e soprattutto trova il tempo per spiegare i tuoi bisogni e le tue aspettative.

Attenta però: neanche i confini troppo rigidi sono l’ideale e in questa fase potresti trovarti comprensibilmente più a tuo agio con un approccio per così dire radicale. Se riesci, esercitati ad essere flessibile.

In quest’altro articolo (clicca qui) puoi ispirarti con qualche tecnica facile scritta per aiutare le lettrici di Donnamoderna.it in una intervista che ho rilasciato qualche tempo fa (clicca qui).

Morale

Da una parte ci sono i tuoi bisogni, dall’altra ci sono il tuo partner e i tuoi cari che ancora non li conoscono. E potresti non averli chiari nemmeno tu. È un work in progress.

Di certo, una comunicazione assertiva e chiara, ma anche rispettosa, è la chiave di una convivenza piacevole e duratura.