Vibrazione

Una vibrazione più alta

Situazioni analoghe nelle quali continuiamo a soffrire, hanno una vibrazione che risuona con una parte sofferente di noi. È possibile smettere di risuonare, vibrando a una frequenza più alta…

 

Posso dire di amare le sfide che la vita mi presenta, ormai consapevole del fatto che si tratta di occasioni per maturare e fare un passo in avanti. Come tutti, quando mi arrabbio, mi rattristo, mi spavento, all’inizio vorrei bloccare questa esperienza, ma ho imparato che accettare di vivere la sofferenza è fondamentale per lenirla prima e risolverla poi.

Per fare questo non basta però solo “starci”. Occorre uno sforzo ulteriore: quello di vibrare a un livello più alto. Vibrazioni più alte sono quelle del cuore, quelle che uniscono, che includono. È un lavoro duro perché va contro una tendenza spontanea, che è l’abbandono passivo alla sofferenza e al senso di isolamento/separazione tra me vittima buona e l’altro carnefice cattivo.

Per come la vedo io, evolvere è sempre includere ovvero allargare il proprio contesto di appartenenza e la propria sfera di interesse (da sé ai propri simili, dai propri simili a tutta l’umanità, da tutta l’umanità a tutti gli esseri viventi, etc.).

Ecco, alzare la vibrazione per non fare risuonare la parte dolorante come un diapason davanti alla riproposizione dell’esperienza traumatica, significa – in breve – amare di più.

Se la sofferenza è sempre conflitto interno, l’altro che fa soffrire è innanzitutto una proiezione di una parte interna nostra. Il lavoro consiste quindi nel portare dal background al foreground la polarità in ombra e darle voce. Nella mia esperienza, come nelle teorie sistemiche che ho conosciuto, queste parti in ombra lavorano per proteggerci e quindi spesso entrare in un dialogo con loro (o meglio fare dialogare la parte “buona” con quella “cattiva”) porta all’inclusione dell’ombra.

Non si tratta quindi di essere più buoni. Si tratta di essere “testimoni neutri” davanti all’esperienza e comprendere che la natura umana è nell’equilibrio tra le polarità. Lo dice la leggenda Cherokee del lupo bianco e del lupo nero: la fanciulla saggia curò tanto l’uno quanto l’altro ed entrambi si accucciarono ai suoi piedi.

L’obiettivo è, dai tempi di Platone, enkrateia, self-leadership, appendendo a guidare se stessi come un carro trainato da forze candide e forze oscure.

Ben vengano le sfide nelle quali scopriamo che c’è una parte di noi ancora da portare alla luce!