Cosa faresti se non avessi paura?

Stiamo negando la nostra paura?

Ispirato dall’articolo di Vincenzo Rossi nel suo blog, vorrei condividere qui alcune riflessioni.

Anche nel coaching è importante porsi di fronte alla regina di tutte le paure, altrimenti, come ogni emozione non gestita, finirà per gestirci lei.

Una prospettiva sistemica

Non posso dimenticare l’adorabile personaggio di Olimpia Dukakis in “Stregata dalla Luna”, che alla domanda “perché un uomo tradisce” trovava sempre e solo una risposta: “perché ha paura di morire”. Impossibile darle torto, nel senso che, in fondo in fondo, ogni volta si scava nelle ragioni di certi comportamenti che ci portano lontano dalla persona che vorremmo essere, (di nuovo: in fondo) troviamo sempre la stessa risposta.

È vero che i comportamenti, che dal punto di vista dell’individuo appaiono disfunzionali, in realtà fanno un servizio al sistema a cui l’individuo appartiene. E questo è vero anche nelle organizzazioni.

Nelle costellazioni appare chiaro che la morte è in qualche modo sovraordinata alla vita, come un padre a una figlia. Questo mi ha dato da riflettere e ne ho tratto questa “temporanea convinzione”. Come il dott. Rossi nota a proposito dell’albero e delle foglie, è proprio la morte quella che garantisce l’evoluzione e in definitiva una vita “migliorata”.
Possiamo forse parlare di una Vita con la v maiuscola, che è fatta dei due opposti vita e morte. Mi piace pensare che chi è nella vita per sempre sarà nella vita. Il qui presente Paolo, che è “migliorato” – nel senso di più cosciente e felice – di suo nonno Paolo, lascerà il posto a un omonimo nipote che sarà, parafrasando Hellinger, un sogno ancor meglio realizzato di Paolo.

Io ho vaghe percezioni di vite passate, ma non credo che siano le mie. Semplicemente (junghianamente?) credo che ognuno abbia accesso a multipli livelli di coscienza collettiva (dalla famiglia all’umanità intera…) e che questo sia il canale che ci rende partecipi di una coscienza eterna.

E in pratica

In pratica, è importante e confortante rendersi conto che siamo foglie sull’albero della famiglia, nella foresta della nazione, nell’ecosistema planetario, nel… nel… nel… È molto difficile risalire alle cause profonde di certi comportamenti, così come inutile cercare un colpevole soprattutto in noi stessi (il che suona, visto così, quasi come un atteggiamento narcisista).

Al sistema, poi, interessa una soluzione anche a discapito dell’individuo, è vero, ma c’è pressoché sempre una soluzione che permette anche alla persona di vivere serenamente e felicemente.

In definitiva, da questa giostra non usciremo vivi 😉 e allora, come recita il titolo del libro di Villaseca, cosa faresti se non avessi paura?